Return of the Chauffeur’s Son Available in Italian

by Sep 10, 2019Movie Magic Romances, News, Translations

I am really excited to announce that Return of the Chauffeur’s Son, my “champagne cocktail of a book” that pays homage to the movie Sabrina was released today in Italian. Get your copy of Il figlio dello chauffeur today.

Muovi Romanazzi Magici

Luca McGrath sarà anche tornato nella Napa Valley, California, come promettente chef, con il sogno di aprire un proprio ristorante con cantina di vini, ma il suo cuore è ancora legato a James Armstrong, il classico cattivo ragazzo e figlio di un miliardario. Luca ha trascorso tutta l’infanzia con James, il ragazzo d’oro dell’alta società californiana, così accecato dalla sua bellezza da non notare il pacato e tenebroso fascino del fratello maggiore, Dylan.

Ma ora Luca è tornato, e il suo nuovo charme sembra essere in grado di far dubitare James della sua eterosessualità, tanto da mettere a rischio il fidanzamento dell’uomo con una ricca e potente donna d’affari. La palese attrazione tra i due fa sì che Dylan si decida a fare la sua mossa: perché mentre Luca sognava James, Dylan sognava Luca. Quando Luca si trova incastrato in una disputa tra fratelli e viene addirittura accusato di spionaggio culinario, si prepara a cestinare il suo sogno d’amore, ma non sa che proprio Dylan potrebbe essere la chiave per realizzare i suoi sogni.

Formati disponibili: eBook

Informazioni sul libro

Data di pubblicazione 10 settembre 2019
Edito da Dreamspinner Press

Formati disponibili
eBook (ISBN 978-1-64405-674-5)

Copertina di Reese Dante
Traduzione di Valentina Andreose
Edizione originale Return of the Chauffeur’s Son

Per l’acquisto

Formati disponibili: eBook

Estratto

 

Capitolo 1

LUCA MCGRATH fissò prima la vecchia foto che teneva in mano, poi quelle nuove nel suo smartphone. Le vibrazioni dell’aereo, che stava lentamente scendendo di quota per prepararsi ad atterrare a Oakland, fecero tremare la polaroid dall’angolo piegato. O forse sono le mie mani che tremano.

Solo poche ore. Poi lo avrebbe rivisto. James. E non nelle foto delle rubriche di gossip, in cui l’uomo era con la fidanzata di turno. Lo avrebbe rivisto in carne e ossa. Luca sospirò. Un gran bel bocconcino.

“Oh, cielo, ma che bel fusto. Non lo pensi anche tu, Hazel?”

Luca lanciò uno sguardo a Winnie e poi accanto a lei a Hazel, le due signore con cui aveva stretto amicizia durante il volo da New York. Winnie era china a sbirciare la foto sullo smartphone che ritraeva James in tenuta da polo con il braccio attorno alla vita di una bella moretta, un bicchiere di champagne tra le dita.

“Ne hai altre?” La donna sorrise, mostrando le fossette nelle guance paffute. Le due signore gli ricordavano la vecchia filastrocca su un marito ossuto e deperito e la sua consorte ben più in forma. Hazel era la copia sputata del marito, mentre Winnie avrebbe potuto rotolare lungo il corridoio dell’aereo.

Luca passò alla foto successiva: James con indosso dei jeans nei giardini privati degli Armstrong, nella Napa Valley; l’uomo era di schiena, ma con la testa sbirciava da sopra la spalla e sorrideva all’obbiettivo con fascino devastante.

“Oooh, questa sì che mi piace. Che belle chiappette.”

Luca sbuffò una risata. “Concordo.”

Winnie gli lanciò un’occhiata inquisitrice. “Ti chiederei se è il tuo ragazzo, ma dalla prima foto deduco che lui non giochi nella tua squadra.”

Luca sospirò mestamente. “Siamo amici d’infanzia.” Mostrò alle due donne la polaroid, che ritraeva lui e James con i pantaloncini del costume, in piedi sul bordo della piscina degli Armstrong. Luca dimostrava al massimo otto anni, mentre James era nel pieno dell’adolescenza. Tuttavia le circostanze li avevano fatti diventare amici, con James che elargiva tutta la sua sapienza, mentre lui lo seguiva come un fedele cagnolino.

Luca passò a un’altra foto.

“Oh, e quello chi è?”

“Quello è sempre lui, insieme al fratello maggiore e al padre.” James e Dylan erano in piedi davanti a William, il loro padre, che incombeva su di loro con aria distinta e potente. La foto era stata scattata a un evento di beneficenza sponsorizzato dalle aziende Armstrong.

“Oooh. Il fratello è davvero affascinante.”

Davvero? Strano, non aveva mai visto Dylan sotto quella luce, ma ora che ci faceva caso aveva un’aria tenebrosa e misteriosa. E cavolo, quelle gambe sembravano belle muscolose.

“Sembrano pieni di soldi.” Winnie alzò lo sguardo su di lui. “Tesoro, con degli amici così, come mai voli con noi poveracci verso Oakland e non hai preso un biglietto di prima classe per San Francisco?”

I flap dell’aereo si abbassarono e tutto iniziò a tremare. Luca era consapevole del proprio sorriso amaro. “Perché quei due sono i rampolli di una delle famiglie più ricche d’America… e io sono il figlio dell’autista.”

L’aereo toccò terra e frenò con uno stridio, poi si diresse verso il gate. Era strano essere di nuovo a casa dopo tutti quegli anni.

“Luca, tesoro, potresti prendere le nostre borse quando si spegne il segnale luminoso?”

“Ma certo. Sono nella cappelliera qui sopra?”

Winnie annuì.

Il bell’assistente di volo, Joe, che aveva flirtato con Luca fin dal suo imbarco a New York, risalì il corridoio e gli passò un foglietto di carta. “In caso ti venisse voglia di compagnia mentre sei qui in California. Il mio prossimo scalo è domani sera.”

Luca accettò il bigliettino con il numero di telefono scritto a penna. “Per quanto mi lusinghi l’idea di… ehm… fare scalo con te, sarò a Napa.”

“Sono meno di due ore in auto.” Joe ammiccò. “Potrei aiutarti a far passare il tempo.”

Luca posò un bacio sul foglietto e Joe si allontanò per prepararsi ad annunciare l’atterraggio.

Winnie bisbigliò. “Un tipetto senza peli sulla lingua, ma molto carino.”

“Sì, decisamente.” Le sorrise.

“Lo sei anche tu, tesoro. Alto e bello. Puoi avere tutti quelli che vuoi.” La donna gli posò una mano sul braccio, e a lui parve un gesto di conforto. “Ma almeno lui è gay… al contrario del tuo amico.”

Quanto sei scontato, Luca. “Amen, Winnie. Amen.”

L’istante in cui i segnali delle cinture si spensero, Luca prese le borse delle donne e la propria. “Lasciate che vi aiuti fino al terminal, signore.”

“Non occorre, tesoro. Ci aiuterà un assistente di volo, una volta che gli altri passeggeri saranno scesi.”

“Sicure? Sono un tipo affidabile, sapete?”

“Ne siamo certe.” Winnie gli diede una pacca sul braccio. “Ma ce la caveremo. Non vediamo l’ora di fare il nostro tour della regione dei vini.”

Hazel annuì, gli occhi luccicanti. “Adoriamo il vino.”

“Vi auguro un buon divertimento. È una zona spettacolare. Non perdetevi le grotte di Schramsberg.”

“Vedremo se sono incluse nel nostro tour. Spero che ti divertirai con il tuo vecchio amico. È stato bello chiacchierare con te.” Winnie sorrise.

“Anche per me. Avete fatto scorrere piacevolmente queste ore.” Le diede un bacio sulla guancia, facendo apparire le fossette della donna. Anche Hazel si sporse per ricevere un bacio. Poi Luca prese il suo bagaglio a mano e si affrettò lungo il corridoio. Alle scalette, Joe lo salutò con l’occhiolino, e Luca rispose con un cenno della mano, poi corse via e si infilò nella ressa del terminal. Era bizzarro quanta attrattiva Luca esercitasse sugli uomini, e anche sulle donne. Su tutti, in effetti, tranne che su un unico uomo che non lo aveva mai degnato di uno sguardo dopo la pubertà. Cavolo, quante volte era corso dietro a un James sempre più maturo, sperando in un sorriso o in un briciolo di attenzione?

Il suono della calca di passeggeri inghiottì il suo sospiro.

Mentre camminava, scorse la toilette degli uomini e ci si diresse. Una volta lì, si lavò le mani e se ne passò una tra i ribelli riccioli castani, si infilò la giacca di pelle azzurra e prese il telefono. Digitò in fretta: Arrivato prima del previsto. Non preoccuparti, noleggerò un’auto.

Sarebbe dovuto arrivare il giorno successivo, ma gli era stato chiesto di presentarsi al Culinary Arts in anticipo, così aveva cambiato il biglietto all’aeroporto. Era da stupidi noleggiare un’auto quando si era figli di un autista, ma non voleva aspettare per un’ora e mezza che suo padre arrivasse da Napa. Doveva andare a casa, sistemare i bagagli e riposare un po’ prima di andare al lavoro il giorno successivo.

Prese le sue due valigie dal nastro trasportatore al recupero bagagli, una delle quali batteva il record di capienza, visto che conteneva i suoi set di coltelli e gran parte del suo guardaroba. Poi si recò verso i desk dell’autonoleggio.

Alla Hertz avevano appeso un enorme cartello con scritto ‘Auto esaurite’, così si recò all’Avis, dove il commesso gli riferì che senza prenotazione non aveva nessun veicolo disponibile. Cristo, da quand’è che Oakland è una meta tanto ambita? Ma forse il problema era proprio l’opposto. Okay, proviamo al prossimo. Alla fine si mise in fila per il desk di una compagnia così di nicchia che non l’aveva neanche mai sentita nominare. Comunque, aveva con sé la carta di credito e anche del contante, in caso di emergenza.

Quando fu quarto in fila, sentì delle urla litigiose dal desk. Un tizio enorme con un cappellino da baseball urlava contro il povero receptionist. “Ma che cazzo ci state a fare qui allora? Pensavo che il vostro lavoro fosse noleggiare auto.”

Non si mette bene. Diamine, a questo punto mi conviene chiamare papà.

“Luca.”

Si guardò attorno.

“Woo-ooh. Luca, siamo qui.”

Guardò alla propria sinistra ed ecco Winnie e Hazel, sedute su una panchina in mezzo a un gruppetto di persone, per lo più anziane. Le salutò.

Winnie gli fece cenno di avvicinarsi.

Luca lanciò un’occhiata al desk, dove quel tizio stava ancora sbraitando. Non aveva senso restare in fila. Raggiunse le due signore. “Ehi, siete pronte a partire per il vostro tour?”

“Certo, e indovina un po’?”

“Cosa?” Sorrise.

“Uno dei partecipanti non è potuto venire e abbiamo un posto libero. Ti abbiamo visto passare da tutte le compagnie di noleggio, perciò suppongo che ti serva un passaggio.”

“Oh, wow. Vi ringrazio, è stupendo, ma…”

Un uomo con una divisa da autista si staccò dal gruppo e lo raggiunse. “Dove deve andare, signore?”

“Ehm, alla villa degli Armstrong.”

“Cioè all’azienda vinicola degli Armstrong?”

“Già.”

“Beh, noi andiamo dritti alla loro degustazione di vini, possiamo lasciarla lì.”

Forse era più rapido chiamare suo padre. Ma se fosse impegnato a portare in giro il signor Armstrong o Dylan? Avrebbe potuto aspettarlo per ore. “Quanto mi costerebbe?”

“Oh, ho un posto libero. Non costa nulla.”

“Beh, di certo batte la tariffa del noleggio… sempre che ci fossero auto…”

L’uomo abbassò la voce. “In realtà sarebbe contro le regole, ma le signore mi hanno supplicato.” Rise.

“Lo apprezzo molto.”

Winnie gli diede un leggero pugno contro il braccio. “Allora vieni o no?”

“Certo.”

“Oh, cielo. Hazel, potremmo goderci tante altre foto interessanti.”

 

 

UN’ORA E mezza più tardi, Luca aveva il mal di pancia dal ridere, e la testa gli girava per via delle bottiglie di vino che Wally, il suo nuovo migliore amico, aveva intrufolato di nascosto a bordo del bus.

La maggior parte dei partecipanti al tour si era radunata sui sedili posteriori, ed erano intenti a versarsi del vino in bicchieri di plastica, chinandosi al di sotto dei sedili per non farsi beccare ‘ufficialmente’ da Oscar, l’autista.

Hazel era reclinata contro la parete del bus, le gambe stiracchiate sul sedile. “Ma che razza di vino è questa roba bianca, eh, Luca?” Avevano scoperto che Luca se ne intendeva.

Lui se ne versò un sorso e lo assaporò, poi agitò leggermente il liquido da due soldi sul fondo del bicchiere e inalò il bouquet con aria concentrata. “Mmm. Direi che è uno Chardon-NO, annata… di ieri pomeriggio.”

Winnie grugnì divertita e si agitò sul sedile. “Chardonno. Me lo devo ricordare.”

“Allora, che aziende vinicole ci consigli di vedere, Luca?” Fu Rosemary a chiederlo, una dei membri più giovani del gruppo, il che significava che era sulla cinquantina.

“Ho detto a Winnie e Hazel di non perdersi assolutamente Schramsberg. Hanno delle vere e proprie grotte ed effettuano il remuage manualmente. È una vera esperienza di vita. Lo spumante lo pagherete caro, ma ne vale ogni centesimo.”

“Renoir? Il pittore?” Winnie fece un sorrisone.

“No, significa inclinare le bottiglie in modo da far fluire i sedimenti verso il collo, dove possono essere rimossi. La maggior parte delle cantine fa effettuare il procedimento a un macchinario apposito.”

“Oh, non vedo l’ora di vederlo.”

“Non dovrebbe mancare molto ormai.” Luca sbirciò dal finestrino, dove i vigneti riempivano il paesaggio. “Oscar dice che si fermerà prima a Charles Krug, che è uno dei pochi vigneti più vecchi di Schramsberg. Poi andremo dagli Armstrong.”

Hazel gli sorrise. “E potrai andare a casa da quel bel ragazzone.”

“Ehm… già.”

“Quale bel ragazzone?” Le orecchie di Rosemary parvero quasi vibrare.

Winnie si esibì nel bisbiglio più rumoroso del mondo. “Luca è gay, e ha una cotta per il suo amico di infanzia… che ama le ragazze. Ma caspiterina, posso capire cosa ci trova in quel tipo. Mostrale la foto, Luca.”

Un milione di proteste gli salirono alle labbra. Ma che gli importava? Lui era un libro aperto, Winnie era praticamente sensitiva e in ogni caso non avrebbe mai più rivisto quelle persone. Tirò fuori il telefono e mostrò a Rosemary la foto di James, e poi quella con James e Dylan. La donna afferrò il telefono e lo passò agli altri.

Lei si leccò le labbra. “Se convinci il biondone a farsi un giro, tesoro, allora io mi prendo il moro. È un bel bocconcino.”

Luca rise. “Purtroppo, Rosemary, quello è il fratello gay.”

La donna incrociò le braccia. “Beh, sono proprio sfortunata.”

L’improvviso scalpiccio della ghiaia sotto le ruote fece girare tutti verso i finestrini. L’antica e splendida azienda agricola di Krug apparve dinanzi a loro, e lo strabiliante numero di auto nel parcheggio la disse lunga sulla popolarità del luogo.

Oscar parcheggiò e si alzò. “Charles Krug, signore e signori, dove potrete degustare i loro classici e le loro riserve… come se aveste bisogno di bere ancora…” L’uomo rise. “Abbiamo un prezzo speciale comitiva per i classici, che avete già pagato al momento dell’iscrizione al tour. Per le riserve, invece, occorrono venti dollari in più. Siete pronti?”

Winnie esclamò a gran voce: “Facci strada, Luca. Mostraci la via del vino.”

Lui rise. “Ehm. Speriamo di non perderci nel bicchiere.” Poi tutti scesero.

 

 

DYLAN ARMSTRONG era seduto sui sedili posteriori della sua automobile e fissava accigliato l’immagine della sua assistente, Bella, sullo schermo sul retro del sedile. “Ci hanno detto di no?”

“Esatto.” Anche lei era accigliata.

“Alla conferenza non vogliono uno stramaledetto moderatore della Armstrong Technologies? Mi prendi in giro?”

“No. Dicono che il discorso di punta sarà sugli wearable, sulla tecnologia che si può indossare, e la Armstrong non ha ancora fatto breccia in quel mercato.”

“Non ancora.”

“È quello che ho detto anch’io. Ho detto loro che dovrebbero leggere la tua prospettiva di mercato e che la Armstrong se ne ritaglierà una bella fetta nel breve termine. Loro hanno ribattuto che è una cosa interessante, ma che potremmo riproporla l’anno prossimo, dopo che avremo già consolidato la nostra posizione.”

“Diamine, Bella. Voglio che il nostro prodotto sia sulla bocca di tutti, e questo era il modo migliore per pubblicizzarlo.”

“Scusami, Dyl. Proverò a insistere.”

“Grazie. So che li hai già spremuti per bene. Non mollare.”

“Sarà fatto, capo.”

Dylan inviò un sms a Rich, dell’ufficio contratti. Mandami il contratto della Dragon al più presto.

L’altro rispose: Lo invio subito per e-mail. È molto generoso.

Dylan ribatté: Ne vale la pena.

Cercò online i nuovi valori di mercato delle azioni e sorrise. Erano notizie migliori rispetto a quelle ricevute da Bella, e quanto ancora sarebbero migliorate dopo che si fosse sparsa la voce dell’acquisizione della Dragon?

Si fermarono a un incrocio. Mancavano solo dieci minuti a casa. Ottimo. Francis, il suo chauffeur, lanciò un’occhiata al telefono e trasalì.

“Tutto bene, Francis?”

“Oh, sì. Mi dispiace. Ho appena visto un messaggio di mio figlio. Avrei dovuto andare a prenderlo all’aeroporto domani, ma è arrivato oggi. Dice che prenderà un’auto a noleggio. Mi dispiace non esserci stato per accoglierlo.”

“Che peccato. Dopo tutti questi anni, avremmo potuto dargli il bentornato come si deve. Come se la cava?”

“Benissimo. Ha trovato lavoro al Culinary.”

“Bel posticino. E che ruolo ricopre?”

“Prenderà il posto del sous-chef.”

“Wow. Non è ancora giovane per una posizione così di rilievo?” Dylan rise.

“Si è fatto un buon nome a New York. Credo che al Culinary Arts gli abbiano promesso una promozione a capo chef a breve, altrimenti non avrebbe accettato di tornare. Ma io sono contentissimo di averlo qui.”

L’e-mail che Dylan aspettava giunse con il suo caratteristico ding. “Sono certo che anche tu abbia avuto un gran ruolo nella decisione di Luca. Prova a immaginartelo, il piccolo Luca McGrath che diventa capo chef in un ristorante del calibro del Culinary Arts.”

“Non è più tanto piccolo. È cresciuto tutto d’un colpo in altezza durante il college.”

“Tipico dei ragazzi.” Dylan fece scorrere il mouse e aprì la proposta della Dragon Wearables, poi lesse finché Francis accostò di fronte alla sua ala personale della villa.

“Ho pensato che volesse darsi una rinfrescata prima di cena.”

“Come sempre, sai cosa è meglio per me, Francis. Grazie. Non vedo l’ora di rivedere Luca.” Quando l’uomo fece per scendere per aprirgli la portiera, lui lo fermò. “Faccio io. Tu goditi la serata.”

“Anche lei, signore.”

Se solo fosse stata un’opzione.

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