Il Principe del teatro

Un libro della serie Storie d’amore a Laguna

Guidato dal desiderio di diventare uno stilista di successo e preoccupato di dover nascondere il suo passato discutibile, Ru Maitland ha permesso che la sua ossessione nei confronti della star dei film d’azione Gray Anson sostituisse la sua vita sociale. Ossessione e realtà si scontrano quando a Ru viene chiesto di ideare dei costumi moderni per una rappresentazione speciale dell’Amleto che vede come protagonista proprio Gray Anson e che sarà allestita al Teatro di Laguna. Gray si rivela un miscuglio di timidezza e spavalderia e, nonostante un fidanzamento di grande risonanza con una donna dell’alta società, i segnali che manda a Ru fanno ballare la salsa alla sua libidine.

Gray Anson ha quello che la maggior parte della gente può solo sognare: ricchezza, popolarità e un lavoro che ama. In cambio ha detto addio a ogni parvenza di privacy e al diritto di dire no alle migliaia di persone che dipendono da lui e ai milioni di fan che lo amano. Tutto quello che ha sempre desiderato sta appena al di là della bolla della sua vita, ma deve decidere a quali compromessi scendere per ottenere ciò che vuole. Quando il passato travagliato di Ru si infrange sul presente infestato di paparazzi di Gray, entrambi si renderanno conto che a volte l’unico compromesso accettabile è la verità.

Formati disponibili: eBook

Informazioni sul libro

Data di pubblicazione 15 gennaio 2019
Edito da Dreamspinner Press
Conteggio parole 78.140
247

Formati disponibili
eBook (ISBN 978-1-64405-216-7)

Copertina di Reese Dante
Traduzione di Claudia Nogara
Edizione originale
Prince of the Playhouse by Tara Lain

Per l’acquisto

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Estratto

 

RU STAVA fissando il gigantesco schermo del cinema e non poté fare a meno di infilare una mano sotto la giacca per aggiustarsi l’erezione. Sullo sfondo dell’inquadratura c’era una donna stesa su un grande letto, i capelli biondi che le ricadevano sulle spalle nude e solo un lenzuolo a nascondere le enormi tette dagli occhi indiscreti del pubblico. Ma chi diamine aveva occhi per lei? Ru trattenne il fiato. In primo piano, entrarono nell’inquadratura le natiche più perfette e sode mai create dal gentile universo. Flessione, distensione, flessione, distensione. Il sedere avanzò verso il letto rivelando, centimetro dopo centimetro, una schiena liscia, dei fianchi stretti e per finire delle larghe, larghe spalle, tutti del colore del miele fuso.

L’uomo declamò: “Era questo che stavi cercando?”

La donna abbassò lo sguardo verso l’inguine dell’uomo, sgranò gli occhi e ridacchiò.

Fine.

Una coppia si alzò in piedi all’istante e si diresse all’uscita superando Ru, ma lui non si mosse. Di solito aveva bisogno di aspettare la fine dei titoli di coda per calmare la sua erezione. Dopo la dodicesima volta che lo vedi dovresti reagire meglio a quel culo. Ma non era così, anzi sembrava che ogni volta fosse peggio, o meglio a seconda dei punti di vista. Stranamente, dopo tre anni di pura ossessione, ancora non riusciva a spiegare perché amasse Gray Anson. Il sedere, i capelli, gli occhi, tutto era perfetto. Ma era un alone di qualcosa di indefinito, forse solitudine, ad attirare di più la sua attenzione. Ru sospirò piano: era un sentimento che conosceva bene.

A ogni modo, che speranze c’erano che la più grande stella del cinema avesse qualcosa in comune con lui?

Ritrasse la mano da sotto la giacca, estrasse il cellulare dalla tasca e lanciò un’occhiata all’orario. Cavoli. Datti una mossa, Maitland.

Fece un altro respiro profondo prima di alzarsi, tirando la giacca in modo da coprire le ultime tracce della sua erezione e si affrettò a uscire dal cinema. All’esterno, il riflesso del sole del primo pomeriggio sull’oceano lo costrinse a sbattere le palpebre. Percorse in fretta i pochi isolati che lo separavano da casa sua, indossò il suo fantastico completo per poi scendere la collina diretto al Teatro.

Indugia su Gray Anson domani, caro. Oggi c’è spazio solo per la moda.

Lo striscione appeso fuori dall’edificio annunciava la sfilata di moda e raccolta fondi per la ricerca sull’AIDS.

Sarebbe stato bello se avessero usato il suo nome, ma chi aveva mai sentito parlare di Ru Maitland? Nessuno. Ancora. Aprì la porta dell’atrio e si fece largo fino all’auditorium. Caos! I macchinisti stavano finendo di ritoccare la lunga passerella che dal palco si allungava fino a metà platea. Tre delle modelle di Ru stavano ridacchiando disposte in semicerchio, mentre diversi ragazzi fin troppo attraenti le adocchiavano dalla cima delle scale.

Il direttore di scena notò Ru, sgranò gli occhi e trotterellò verso di lui leggermente accigliato. “Pensavo ti avessimo perso. Possiamo rinchiudere le tue modelle sul retro? Gli uomini sono così distratti dal loro andirivieni che non riesco a fargli sistemare le luci.”

“Nessun problema, caro.” Ru salutò le modelle e le raggiunse. “Signore, mettiamoci a lavorare.”

La sua modella preferita, Molly, si voltò in tutto il suo metro e ottantacinque di gloria e gli sorrise. Lui si sporse e le diede un bacio sulla guancia.

Mi chiedo cosa penserebbero gli ammiratori sulla scala se sapessero che Molly alla nascita si chiamava Mortimer McKee?

Quattro frenetiche ore di lavoro dopo, con uno sbuffo Ru si spostò una ciocca di capelli neri dalla fronte. Le ragazze si affollavano dietro le quinte con diversi gradi di nudità e il pubblico era seduto, pronto a lasciarsi stupire. Anche se il posto era strapieno, per fortuna il capo dei vigili del fuoco non stava facendo troppo il pignolo.

La musica iniziò e Ru sentì la signora Atchison, presidente della Fondazione Teatrale, dare il benvenuto agli spettatori e ringraziarli per le loro generose donazioni. I posti erano arrivati a costare cinquemila dollari l’uno.

Ru rivolse lo sguardo verso i camerini improvvisati, dove due acconciatrici e truccatrici di Shaz stavano applicando gli ultimi ritocchi a una delle modelle. Molly si avvicinò con addosso il suo vestito inaugurale. Clarisse veniva subito dopo di lei, poi le altre modelle che Shaz aveva ingaggiato per l’evento. Ru le conosceva, ma non così bene come le sue due preferite.

Sistemò il colletto rigido della giacca di Molly e le sorrise. “Pronta a sbalordirli?”

“Ci puoi scommettere, dolcezza,” disse lei con un sorriso. Non era un’espressione che avevano visto in molti, dato che il suo viso impassibile da modella le rendeva parecchi bigliettoni.

“Non sentirti sotto pressione. Dopotutto, se andremo o meno alla settimana della moda dipende da questo momento.” Ru sorrise e lei gli baciò la guancia.

“Tragedie, tragedie. Lo sai che sei fantastico.”

“Grazie, ragazza. Mostra loro la ferocia.” Le diede uno schiaffo sul sedere stretto e lei mosse le lunghe gambe fino a svoltare l’angolo per salire sul palco e sparire alla vista.

Il silenzio si trasformò in un ronzio mentre gli spettatori sussurravano tra loro e i flash delle macchine fotografiche illuminavano il palco. È piaciuto.

Una mano lo afferrò per la spalla e lo spinse a voltarsi. “Come sta andando, caro?”

Ru strinse Shaz, suo migliore amico e capo, in un abbraccio. “Dimmelo tu. Eri là fuori con loro mentre io ero qui a ricucire i bottoni caduti.”

Shaz scosse la sua chioma di brillanti capelli rossi. “Stanno facendo soldi a palate per la ricerca sull’AIDS. La gente sta donando oltre ad aver speso i soldi per il biglietto.”

“È meraviglioso.”

“Speriamo che un po’ di quella grana benefici prima o poi anche le casse della Ru Maitland Design.”

“Speriamo che Dio ascolti le tue parole.”

Molly uscì e lo superò di corsa tra un volteggiare di vestiti. Ru si assicurò che la costumista fosse pronta per il cambio successivo. Non tutti i vestiti erano suoi, alcuni erano stati disegnati da stilisti del posto, per cui erano loro a occuparsi di supervisionare la vestizione.

“Ora che questa follia è finita, potrai concentrarti sulla tua collezione.”

“Sì, grazie a Dio. Ho in mente di usare un paio di questi pezzi per la settimana della moda, quindi non è stata una distrazione totale.”

“Bene. A quali pensavi?”

“Il completo che ha indossato Molly.”

“Favoloso.”

“E il pezzo finale.” Sorrise. “Vedrai.”

Ru lanciò un’occhiata verso il punto in cui Molly era in piedi in slip e pelle nuda, pronta a indossare il pièce de résistance.

Clarisse li superò di corsa nel suo secondo cambio e Shaz chiese a Ru: “Hai voglia di venire a bere qualcosa con me e Billy più tardi?”

Lui scosse la testa. “Mi sento uno straccio. Penso che andrò a casa a dormire.”

Shaz incrociò le braccia. “Giusto.”

“Sono stanco,” si giustificò Ru mentre si guardava i polsini e si sistemava il farfallino.

“Il tuo ‘Sono stanco’ è forse una scusa per una serata con Gray Anson sullo schermo? Andiamo, tesoro, lascia che ti sistemi con un uomo vero.”

Accigliato, Ru si spinse gli occhiali indietro sul naso. “Gli uomini veri sono complicati. I film mi rilassano.”

Shaz scoppiò a ridere. “Non quando sei seduto con un’erezione per tutto il tempo.”

Molly si affrettò verso di loro e Shaz si coprì la bocca con una mano. “Oh mio Dio, è meraviglioso. Un capolavoro. Congratulazioni.”

Ru sorrise. “Cosa? Questo vecchio straccio?” Sistemò i metri di balze che formavano il lungo strascico del pezzo finale: il vestito da sposa, bianco puro con un conturbante spruzzo di fiori in seta rossa che incorniciavano i fianchi. Il velo scendeva dal capo di Molly in una distesa di seta floreale che si dipanava fino alla vita. “Va bene, cara. Vai pure.”

Ru trattenne il fiato e rimase in ascolto mentre Shaz gli afferrava la mano. Silenzio dal pubblico, poi un crescendo di esclamazioni e applausi, seguiti da fischi e perfino battiti di piedi. Il sorriso gli si allargò sul volto come una carezza. Sì!

Shaz lo strinse alle spalle in un abbraccio da orso e lo sollevò, nonostante Ru fosse quasi dieci centimetri più alto di lui. “Bellissimo, brillante, incredibile! Guarda tutti i film che vuoi, assicurati solo di avere i popcorn.” Gli diede un bacio sulla guancia. “Ti voglio bene. Baci.”

“Ti voglio bene anch’io, caro.”

Salutandolo da sopra una spalla, Shaz si incamminò… verso la sua attività di successo, suo marito e la sua vita. Alcune persone avrebbero definito Shaz fortunato, ma la fortuna c’entrava poco: era tutto merito del suo talento, del duro lavoro e del suo animo gentile e aperto. Il fatto che l’amico gli volesse bene e credesse in lui dava a Ru speranze per il suo futuro. Certo, la bontà intrinseca di Shaz attirava verso di lui cose buone. Io? Io non sono così buono.

Mezz’ora dopo aveva riposto i vestiti sui loro appendiabiti e gli aiutanti di Shaz avevano caricato il tutto sui furgoni per tornare al loro edificio su Ocean Avenue. Ru stava sorseggiando champagne con un gruppo di importanti finanziatori.

Una signora magra e dai capelli biondo California, con addosso dei vestiti troppo vecchi per lei, gli mise in mano il suo biglietto da visita. “Ho adorato i tuoi vestiti, Ru. Ho riconosciuto subito tutti i tuoi capi. E quell’abito da sposa? Dio. Sto pensando di sposarmi di nuovo solo per poterlo indossare.”

Helena Atchison, presidentessa della Fondazione Teatrale, gli si avvicinò. “Vi chiedo scusa, signore. Posso rubarti un minuto, Ru?”

Chiese scusa anche lui e la seguì. “Come pensi sia andata?”

“Egregiamente. Abbiamo raccolto così tanti soldi per la ricerca.” La donna bevve un sorso di champagne rivolgendogli uno sguardo calcolatore. “Ho una proposta per te che spero tu possa trovare intrigante.”

“Sono già affascinato.” Le sorrise.

“Fra tre mesi celebreremo l’anniversario del Teatro e ci sarà un allestimento speciale dell’Amleto. Ci stavamo chiedendo se volessi considerare l’ipotesi di ideare i costumi.”

Ru inspirò piano. “Storico. Non è esattamente il mio forte, temo.”

“Ah, ma vedi, abbiamo intenzione di ambientare la tragedia in un mondo contemporaneo e fantastico. Realistico, ma esagerato. Avresti carta bianca per ideare qualsiasi cosa ti venga in mente.”

Ru appoggiò una mano al fianco e portò l’altra dietro la testa. “E sai che sono il maestro dell’esagerazione.” Lei scoppiò a ridere e lui tornò serio. “È molto allettante, e sembra anche davvero divertente, ma richiederebbe un enorme impegno di tempo. Sto realizzando la mia prima collezione per la settimana della moda e molte persone hanno investito su di me. Non posso deluderle.”

“Sì, me ne rendo conto. Dev’essere un grosso impegno.” La donna bevve un altro sorso di vino e lo guardò di sottecchi. “Ma l’evento avrà una grande risonanza. Sono certa che attirerà giornalisti e critici da tutta la California. È probabile che riceva attenzioni a livello nazionale. Sarebbe una buona pubblicità.”

Ru sorrise e cercò di non apparire scettico. Il Teatro di Laguna era famoso e rispettato, ma non era Broadway. “Sono certo che sarà un evento importante.”

Lei ribatté: “A dir poco. Vedi, ci siamo garantiti la partecipazione di Gray Anson come Amleto.”

Il petto di Ru si congelò. Il suo cuore smise di funzionare e i testicoli gli si annodarono. “Io, ehm, capisco.”

“Sorpresa! Non è incredibile?” La donna si portò le mani al petto. “Il più grande attore di film d’azione reciterà l’Amleto. Dio, chi non verrebbe a vederlo?”

“Sì.” Di’ qualcosa di intelligente. “Io di certo voglio vederlo.” No scemo, risposta sbagliata. “Voglio dire, sarà un piacere assistere alla sua performance.”

Helena rivolse lo sguardo al suo bicchiere in vetro e fece scorrere il dito lungo il bordo. “Certo, se tu fornissi i costumi, potresti assistere a tutte le prove che vorresti oltre ad avere dei posti VIP per lo spettacolo.”

Oh, santo cielo, non avrebbe dovuto considerarlo. Non poteva. Ma sarebbe stata una pubblicità incredibile. Rilassò i muscoli del viso e sorrise radioso. “Sai che porto la mia ruta con devozione.”

Lei scoppiò a ridere alla sua allusione alla famosa battuta di Ofelia.

Nelle orecchie gli sibilava un rumore bianco e le parole gli sfuggirono dalle labbra con un unico respiro. “Ah, temo che tu mi abbia convinto con la forza. Sarei felice di ideare i costumi.”

“Bravo! Non vedo l’ora di dirlo al consiglio. Ho la tua e-mail, ti scriverò per sapere quando potrebbe andar bene un incontro preparatorio.”

“Ehm, quando si terrà lo spettacolo?”

“Abbiamo una settimana di rappresentazioni a partire dall’undici luglio. Abbiamo potuto ottenere la presenza di Gray solo per una settimana, anche se potremmo prolungare le rappresentazioni con un protagonista diverso per la stagione estiva. Sarebbe un peccato fare tutto quel lavoro per una sola settimana.”

“Quando avrò gli, ehm, attori? Sai, per le misure e…” Agitò una mano. “… l’ispirazione.”

Helena sorrise: forse aveva capito più di quanto gli piacesse. “Puoi avere la maggior parte di loro quando vuoi. Uno o due saranno più difficili da prenotare dato che recitano fuori città. Gray ci sarà saltuariamente per tutto il periodo, il che è molto dato che vale all’incirca un trilione di dollari al giorno. A essere onesti, penso sia un po’ nervoso all’idea di affrontare un ruolo così iconico. A ogni modo, dovrai lavorare parecchio su misure e fotografie, ma sono certa che, come la maggior parte di noi, sai esattamente che aspetto ha.” Fece un gran sospiro e Ru si sforzò di non farle compagnia. “Ti sembra fattibile?”

Avrebbe potuto descrivere il corpo di Gray fino all’ultimo pelo anche al buio. Annuì e cercò di tornare a respirare.

Lei lo abbracciò. “Immagino che ci vedremo al Teatro.” Concluse prima di tornare ai suoi ospiti.

Metà del cervello di Ru avrebbe voluto andare a gridarlo a tutti, mentre l’altra metà voleva tenerlo per sé. Shaz lo avrebbe smascherato in un secondo, dato che lui e Billy avevano investito molto nella collezione di Ru per la settimana della moda. Anche se l’opera avrebbe significato una montagna di pubblicità, sarebbe anche stata un’enorme distrazione. Una distrazione delle dimensioni di Gray Anson. Ru rabbrividì. No. Era meglio che restasse in silenzio per un po’… almeno fino a quando non avesse capito come dare la notizia.

Dopo aver stretto ancora un bel po’ di mani, uscì dal teatro e camminò lungo la Broadway verso l’oceano. La luna era bassa nel cielo primaverile. Ru amava camminare, soprattutto nelle serate della notte bianca, in particolare quando voleva fantasticare su Gray Anson. L’idea di incontrarlo, di poterlo toccare, gli faceva provare un misto di estasi e terrore. Il suo uccello, d’altro canto, non provava alcuna confusione.

Davanti a lui, le vetrine brillavano di luci colorate e le persone si affollavano attorno alle porte con dei bicchieri di vino in mano. Scese lungo la Forest, dove si concentrava il vero shopping, e si fermò davanti al suo negozio di vestiti da uomo preferito. Sì, era come portare acqua al mare, ma amava i vestiti in tutte le loro possibili variazioni. Ru afferrò un bicchiere di sauvignon bianco ed esaminò la bellissima collezione di camicie eleganti: a righe blu con polsino e colletti bianchi, a righe tè blu e oro, perfino una a pois rosa con polsini e colletto nero. Geniale. Quando alla fine il proprietario, Herman, si avvicinò a lui, Ru gli lanciò tre camicie, compresa quella a pois. “Sono mie, caro. Incartale pure.”

Herman fece un passo indietro. “Ma guardati. Che capolavoro! Quel completo è paradisiaco. L’hai disegnato tu?”

“Sì.” Ru fece scorrere le mani lungo il completo in gabardine tè blu scuro, con la giacca attillata e i pantaloni larghi. “Non dirlo a nessuno. Non ho il tempo per ricevere incarichi per uomini, è solo l’adattamento di una mia creazione femminile.”

“Chi altro potrebbe indossarla? E le bretelle aggiungono quel tocco anni quaranta che è semplicemente meraviglioso.” L’uomo piegò con cura le camicie con del tessuto e le fece scivolare in una borsa. “L’evento è andato bene?”

“Splendidamente, mi è stato detto. Abbiamo raccolto molti soldi per la ricerca sull’AIDS.”

“E molta buona pubblicità per te, spero.”

Ru sorrise. Cosa direbbe Herman se sapesse di Gray Anson?

Pagò e uscì dal negozio con la sua busta, svoltò di nuovo a destra verso l’oceano e puntò il naso verso casa. La notte bianca era quasi finita e alcuni dei negozi avevano già chiuso.

Iniziò a perdere il contatto con la realtà mentre camminava lungo il marciapiede diretto al suo cottage, facendo dondolare il sacchetto. Gray Anson. Gray, grigio come i suoi occhi. Ru non era certo avvezzo alle fantasticherie. Si era fatto in quattro per arrivare al punto in cui si trovava adesso ed era partito con meno di nulla… ma Gray. Era un sogno a cui non sapeva resistere. Rabbrividì. Poterlo toccare, anche solo per un secondo. Mi fa paura anche solo sperarlo. Se arrivo a casa in fretta e prendo la macchina, potrei riuscire a vedere l’ultimo spettacolo.

Attraversò di nuovo la Pacific Coast Highway a un semaforo e iniziò a camminare in salita verso il suo quartiere. Non c’era nessuno a piedi. Sulle strade laterali pochi lampioni turbavano l’oscurità, e il contrasto con il centro frenetico lo fece sentire inquieto. Si guardò alle spalle… e raggelò. L’istinto affinato con cura scattò sull’attenti.

Non smettere di camminare. Si costrinse a non accelerare. L’ombra dell’uomo dall’altro lato della strada lo coprì un istante, poi scomparve. Forse non era nulla. Solo qualcuno che stava tornando a casa, come me. Siamo a Laguna Beach. Tu sei Ru Maitland. Non ti agitare.

“Ehi, amico, che cos’hai nella borsa?” La voce aveva un che di sussurrato che gli risalì la schiena.

Ragazzino, non farlo. Non farlo. Te ne pentirai.

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