I cowboy non cavalcano unicorni

I cowboy non… (Libro 2)

l cowboy Danny Boone nasconde un passato travagliato e sogna un modesto futuro. Porta un nome che ha inventato dopo una notte di bevute, e di cui si pente da allora, e ha alle spalle una breve e luminosa carriera nel circuito del rodeo professionistico, terminata quasi con la sua morte dopo che il padre omofobo ha scoperto che è gay. Ora Danny sogna un pezzo di terra su cui costruire un ranch e un po’ di soldi per recuperare l’istruzione che ha dovuto trascurare. Nell’intimo nasconde il desiderio di trovare un bel ragazzo dall’aspetto effeminato con un carattere dominante: una combinazione più rara di un unicorno.

Nel ranch in cui lavora arriva un giorno da San Francisco un arredatore d’interni, Laurie Belmont, un uomo così bello da lasciare senza fiato persino i cavalli e tanto coraggioso da arrivare quasi a uccidere per proteggere Danny da un’aggressione. Laurie sta cercando il modo di sfuggire al controllo di una madre autoritaria, un padre debole e un fidanzato ricco e privilegiato. Ma nonostante l’innegabile attrazione fra il ragazzo di città e il cowboy, i loro mondi si trovano in galassie diverse, e tutti sanno che i cowboy non cavalcano unicorni.

Formati disponibili eBook

Informazioni sul libro

Data di pubblicazione 2 ottobre 2018
Edito da Dreamspinner Press
Conteggio parole 76.456
Pagine 245

Formati disponibili
eBook (ISBN 978-1-64405-032-3)

Copertina di Reese Dante
Traduzione di Claudia Nogara
Edizione originale
Cowboys Don’t Ride Unicorns by Tara Lain

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Estratto

 

MEERDA! IL culo di Danny sbatté con forza sulla schiena del toro mentre l’enorme animale ruotava in cerchio, il campanaccio che sbatacchiava e gli zoccoli che scavavano solchi nella terra sabbiosa dell’arena. Poteva anche trattarsi di un rodeo insignificante, ma al toro non era arrivata la circolare. Danny strinse con la mano sinistra la corda che passava attorno al petto dell’animale mentre salutava il cielo con la destra, e le sue ginocchia sbattevano persino mentre cercava di mantenere un minimo di controllo per gli otto secondi più lunghi della storia dell’umanità. E lo faccio per divertirmi!

Oh cavoli! Il toro si contorse e scalciò lateralmente e Danny sentì il sedere che scivolava; strinse la presa sulla corda e lottò per mantenere l’equilibrio.

Biiiiiip. Fu musica per le sue orecchie. La sirena segnalava la fine della corsa e Danny allentò la stretta. Per lo spazio di un respiro aspettò che il toro invertisse la direzione e poi si spinse lontano con un calcio, riuscì ad atterrare in piedi e arretrò verso il cancello mentre i pagliacci da rodeo, o toreri, come si definivano di quei tempi, correvano avanti per distrarre l’animale e rischiavano la vita per il gusto di farlo.

La vista dei pagliacci gli provocò un piccolo brivido. Non avere paura. Questo rodeo è un pesce troppo piccolo per lui.

La folla saltò in piedi tra grida entusiaste e applausi scroscianti mentre il presentatore esclamava: “Bella corsa per Danny Boone, gente. Facciamogli un bell’applauso. Renderebbe fiero il suo omonimo.”

Danny rabbrividì. Sì, okay, la sera in cui aveva deciso il suo nome era stato ubriaco, e viveva con le conseguenze da allora. Danny Boone, come il famoso pioniere. Davvero?

Un paio di cowboy gli diede delle pacche sul sedere mentre passava. Afferrò uno stelo di paglia, se lo infilò tra le labbra e si appoggiò al recinto per guardare gli ultimi due cowboy del round. Non gli sarebbe dispiaciuto avere un migliaio di dollari in più da aggiungere al suo conto in banca, ma presto sarebbe dovuto tornare al ranch. Mancava da tre giorni, e il suo capo, Rand, aveva bisogno di lui. Forse non tanto quanto prima che sposasse Kai, ma Kai era tornato al college per conseguire la laurea, e l’altro aiuto a tempo pieno del ranch, Manolo, aveva una famiglia, quindi Danny si trovava in cima al gruppo di aiutanti.

Danny riportò l’attenzione all’arena. Il cowboy che era entrato dopo di lui, Worthman, aveva scelto un toro meno esuberante del suo ma che si era rivelato comunque una peste. Il toro sembrava aver deciso di comportarsi da mustang: saltò in aria e sgroppò come un cavallo selvaggio e Worthman perse la presa; quel momento segnò la fine della sua esibizione.

Okay, uno in meno. Il successivo fu Maury Garcia, di gran lunga il miglior cavalcatore di tori della competizione. Uno dei migliori al mondo in realtà. Saltò fuori dalla gabbia su un toro che era più fumo che arrosto, ma riuscì a far sembrare semplice il restarci sopra per otto secondi. Rimase perfino in groppa un paio di secondi in più prima di scivolare a terra. Tornando alla recinzione con andatura rilassata, Maury agitò il cappello verso la folla e si diresse verso Danny sorridendo, mentre i toreri facevano il loro lavoro alle sue spalle. Apparentemente il signor Toro Sbruffone trovò offensivo il suo atteggiamento, perché si liberò dei pagliacci e puntò dritto verso il fondoschiena di Maury con le corna pronte.

“Maury! Attento!” Danny agitò il cappello verso il toro nel tentativo di distrarlo.

Maury si guardò alle spalle, sgranò gli occhi e saltò verso il recinto, ma calcolò male le distanze e cadde con la faccia a terra.

Senza pensarci due volte, Danny saltò oltre lo steccato e sventolò il cappello davanti al toro, fischiando. Il grande animale nero si voltò, lo vide, e si diresse verso di lui sbuffando mentre due pagliacci trascinavano Maury fuori dall’arena.

Danny si portò il cappello al fianco ed eseguì un pase natural, come lo chiamavano i toreri spagnoli, guidando il toro attorno al suo corpo. La folla impazzì. Beh, va bene allora. Fece un passo indietro e posizionò il suo cappello Resistol davanti a sé come un piccolo mantello. Il toro scosse la testa e caricò; Danny piroettò fuori dal suo tragitto con una veronica, una mossa classica. Fu ricompensato da urla, grida, battiti di piedi e di mani.

Due toreri saltarono davanti al toro e Danny si fece da parte con un cenno del capo. La folla continuava ad acclamare, così fece un piccolo inchino prima di scomparire dietro allo steccato. Altri due cowboy lo afferrarono. Earl Westerman esclamò: “Incredibile, amico. Maury dev’essere proprio felice che sei venuto qui oggi.”

Larry Flores gli diede una pacca sulla schiena. “È stata la cosa più incredibile che ho mai visto.”

Danny sorrise. “Grazie.”

Iniziò a camminare verso il camper che aveva lasciato nel parcheggio della fiera, quando Larry lo fermò. “Ehi Danny, hai vinto, amico. Vai là fuori.”

“Cosa?”

“Hai vinto!”

Davvero? Un paio di uomini iniziarono a fargli cenno con la mano, così superò lo steccato, fece un grande inchino alla folla festante e gettò il filo di paglia sulla sabbia dell’arena. Poi andò a riscuotere il suo premio in denaro.

Quando arrivò dal presentatore, questi esclamò: “Congratulazioni, Danny, non solo per la grande prova, ma per aver rischiato il collo per un altro cowboy. È questa la parte più importante dello spirito western.”

Danny accettò il trofeo e la busta che avrebbe aggiunto un altro piccolo tassello al suo fondo ranch-e-scuola. “Grazie, signore. Onoratissimo di riceverlo e grato ai giudici. Avevo una concorrenza agguerrita.” Portò la mano alla falda del cappello in quel gesto che gli ricordava sempre Rand. Le donne amavano quel fare da cowboy, e anche gli uomini. Sorrise: non avrebbe menzionato quell’ultima parte.

Salutò di nuovo il pubblico e scese dal retro del podio. Earl Westerman lo afferrò per un braccio. “Ehi, amico, vieni a bere qualcosa. Maury vuole ringraziarti di persona.”

Danny fece un cenno. “Non c’è bisogno di ringraziamenti.”

“Andiamo, amico. Maury è davvero grato.”

Ehi, è l’occasione per incontrare un eroe. “Okay, lo apprezzo. Non ho molto tempo, ma posso fermarmi per una birra.” Sgraffignò uno stelo di paglia da una balla di fieno mentre ci passavano accanto e se lo infilò all’angolo della bocca.

Earl gli piazzò un grosso braccio sulle spalle per un secondo, ma Danny era più alto e la cosa rendeva la camminata poco agevole, così lo lasciò andare. “È stato un bello spettacolo quello che hai messo in piedi. Dove hai imparato a fare quella roba?”

Danny alzò le spalle. “Soprattutto guardando i toreri da rodeo. Sono loro i veri professionisti.”

Earl sorrise. “Se lo dici tu.”

 

 

IL BAR più popolare della zona si trovava dall’altro lato della strada rispetto al rodeo. Danny trotterellò accanto a Earl mentre attraversavano la strada trafficata ed entravano nella semioscurità del ritrovo per cowboy.

Qualcuno gridò: “Ehi, Earl, quaggiù.”

Earl lo condusse verso il fondo del bar. Quando i suoi occhi si adattarono, Danny vide un gruppo di otto o dieci cowboy, alcuni cavalcatori di tori e altri di specialità diverse, raggruppati attorno a un paio di tavoli che erano stati avvicinati. C’erano alcune caraffe di birra che sembravano aver già fatto un bel po’ del loro lavoro e Maury Garcia era seduto al centro del gruppo. Maury era uno dei più famosi e talentuosi cavalcatori di tori e di solito gareggiava nei ricchi eventi dell’Associazione di Cowboy Professionisti di Rodeo (PRCA) e dell’Associazione dei Bull Rider Professionisti, ma visto che era nato in California, a volte si presentava ai più piccoli rodei regionali per sorprendere la folla. Agitò una mano: “Danny, vieni a sederti qui!” Spinse indietro con un piede la sedia che aveva di fronte e Danny vi prese posto lasciando ricadere il Resistol sulla schiena.

Maury si tese in avanti e gli offrì la mano, che lui accettò. Danny aveva ventiquattro anni e Maury ne aveva probabilmente sette o anche otto più di lui, ma in quell’ambiente, se non si moriva, l’esperienza rendeva migliori. “Mi hai salvato il culo, cowboy. Sono in debito.”

“Niente di che. Tu lo avresti fatto per me.”

“Date da bere a quest’uomo assetato.”

Qualcuno gli spinse un bicchiere pulito davanti, e qualcun altro lo riempì con quello che restava delle due caraffe.

Danny sollevò il bicchiere. “Obbligato.” Infilò il filo di paglia nella tasca della camicia e bevve un lungo sorso. Fredda e dissetante, con un buon sapore.

“Te la cavi molto bene in groppa a un toro.” Maury fece ruotare lentamente il bicchiere che aveva davanti. “Ti ho già visto cavalcare da qualche parte?”

“Potrebbe darsi.”

“Nella PRCA?”

“Sì.”

“Ma non sei nel giro?”

Danny scosse la testa. “Non sono un habitué.” Ora di andare, belli.

Un giovane che aveva visto la sua esibizione domandò: “Dove hai imparato quelle mosse da torero? È stato grande.”

Danny alzò le spalle. “Dai pagliacci per lo più.”

Maury strinse gli occhi. “Conosci molti pagliacci?”

“Alcuni.” Danny seccò il bicchiere. “È meglio che vada. Mi aspetta un po’ di strada da fare stanotte.”

“Da dove vieni?”

“Da un piccolo ranch vicino a Chico.”

“Tuo?”

“Non sono così fortunato. Lavoro per un tipo.”

“Parteciperai all’evento della PRCA che c’è il prossimo fine settimana a Chico?”

“Non credo.” Troppo vicino a casa.

“Autoctono?”

“Cosa?”

“Californiano?”

Danny riportò il cappello in posizione e abbassò la falda. “No. Sono originario del Wyoming.” Tese di nuovo la mano. “È stato un piacere conoscerti. Sono un grande fan.”

Maury gli afferrò la mano, e mantenne la presa. “Ti ho mai visto gareggiare con un altro nome?”

Oh merda. “Dubito.” Lanciò un’occhiata agli otto o nove uomini duri che li circondavano. Se la conversazione fosse continuata rischiava di finire male.

Maury non lo lasciò andare e lo inchiodò con i suoi occhi scuri. “Sei un ottimo cowboy e, a quanto pare, anche un’ottima persona. Se mai ti servisse il mio aiuto, non hai che da dirmelo.” Gli lasciò andare la mano, afferrò un tovagliolo e schioccò le dita rivolto a Earl, che estrasse di tasca una penna. Maury scrisse un numero di telefono sul tovagliolo e poi lo spinse verso Danny. “Hai subìto un trattamento ingiusto.”

Figlio di puttana. Lo sa. Danny sentì la gola che si chiudeva. “Grazie.”

“Se ti venisse voglia di gareggiare di nuovo per i pezzi grossi, chiamami.”

Danny annuì.

“E cambia idea per l’evento di Chico, ci sono dei bravi bull rider. Io ci sarò. Ti piacerà.”

“È troppo tardi per entrare.”

Maury sorrise. “Niente affatto. Inoltre, ho dei contatti.”

Danny lanciò una rapida occhiata al gruppo, afferrò il tovagliolo e cercò di non dare l’impressione di stare fuggendo verso la porta.

Dopo qualche passo svoltò un angolo e scomparve alla vista del seguito di Maury, ma sentì Earl commentare: “È il figlio di Eldon Jones, vero? Com’è che si chiama? Sawyer?”

Danny rallentò il passo.

“Già,” rispose Maury.

“Uno dei migliori cavalcatori di tori che abbia mai visto.”

Qualcun altro aggiunse: “Aspetta. Sawyer Jones. Intendi dire il frocio?”

La voce di Maury scattò come una frusta. “Chiudi la bocca, Sam. Quel frocio mi ha salvato la vita.”

Il cuore di Danny batteva come un tamburo: un po’ di paura, un po’ di rabbia, molta gratitudine. Merda, Maury Garcia mi ha appena difeso. Anche se mi ha chiamato frocio.

Danny uscì dal bar nel caldo ancora rovente del tardo pomeriggio. Sentiva il tovagliolo nella tasca dei jeans. Era stata una giornata davvero strana: aveva sconfitto Mauricio Garcia nella competizione, e poi gli aveva sentito dire che aveva subìto un trattamento ingiusto. Cavoli. Qualcuno faccia schioccare le dita e mi svegli. Scrollò le spalle e attraversò la strada di corsa diretto al suo camper malandato. Sì beh, quel numero di telefono e venti bigliettoni gli avrebbero comprato una bottiglia di bourbon.

Accese il veicolo, schiacciò sull’acceleratore e si diresse verso casa.

Più o meno a metà strada verso Chico gli suonò il telefono. Diede un’occhiata allo schermo. Frank. “Ehi.”

“Ehi, piccolo. Com’è andata?”

“Ho vinto.”

“Porca puttana. Congratulazioni, amico.”

“Sì. È stato interessante. Ho perfino gareggiato contro Maury Garcia.”

“Bella concorrenza. Pensavo fosse solo un rodeo di un piccolo paese.”

“Lo era, ma sai che Maury compare in California ogni tanto, no? Ed era lì.”

“Averlo sconfitto non è mica da poco. Dovresti essere fiero.” Frank era il miglior trombamico che si potesse avere. Sottolineando amico.

“Ho pescato un toro migliore.”

“Cioè uno che aveva più probabilità di ucciderti?” Frank scoppiò a ridere.

“Più o meno. Non proprio in questo caso. È una lunga storia.”

“Hai intenzione di raccontarmela assieme a un paio di birre e una cavalcata, o sei troppo stanco?”

Sono stanco? Sentì il suo inguine fremere. D’accordo, ma non per quello che Frank offriva. “Sono un po’ a pezzi, e domani devo andare a lavorare. Abbiamo un mucchio di studenti e in più arriveranno degli ospiti nuovi. Sarà una rogna. Magari più avanti questa settimana?”

“Certo. Miseria, alla mia mano destra potrebbe far comodo un po’ di esercizio.”

“Mi dispiace.”

“Va tutto bene, piccolo. So che andare ai rodei ti lascia sempre a pezzi. Cavoli, credo che ti riporti in mente i tuoi problemi con la figura paterna.”

“Forse.” Danny strinse i denti.

“Allora dormi bene. Stai attento all’uomo nero. E io aspetterò con ansia di prendere quel bel culo verso la fine della settimana.”

“Sì, ci sentiamo presto. Grazie, Frank.” Riattaccò. Le parti interessate al di sotto della cintura ormai erano sull’attenti. Okay, ho appena rinunciato alla possibilità di farmi scopare per… beh, lo sai per cosa. Frank non sapeva che il fatto che Danny accettasse di ricevere andava ben oltre al caso e alla fortuna. Non sapeva nemmeno che cosa Danny desiderasse davvero. Non che avrebbe potuto dirglielo: erano solo amici e neppure troppo monogami, ma Danny non svelava quel segreto quasi a nessuno, e purtroppo quello significava anche che passava molto tempo senza ottenere quello che voleva.

Raggiunta la periferia di Chico uscì bruscamente dall’autostrada e ritrovò la strada fino al bar nei sobborghi che aveva notato l’ultima volta che era passato in macchina. Mi fermo dieci minuti. Se non trovo nessuno, andrò via senza.

Parcheggiò a un paio di quartieri di distanza dal club, lasciò il cappello sul sedile del passeggero e camminò lentamente verso la pacchiana insegna rosa lampeggiante. Non era mai stato lì prima, ma aveva sentito un po’ di voci. Due uomini lo superarono di corsa e cavoli se non gli assomigliavano: jeans, stivali, cappello da cowboy. Erano entrambi robusti e uno vantava una folta barba. Non era promettente. Gli stalloni li poteva trovare ovunque: Frank era un classico esemplare di maschio alfa, al punto che faceva fatica a convincere gli uomini di essere gay. Era uno degli aspetti che avevano in comune.

Forse dovrei girarmi e tornare a casa.

Il suo inguine fremette in segno di protesta.

Okay, un’occhiata all’interno.

Si avvicinò con cautela all’ingresso e aprì la porta. Bam. Luci, musica, profumo, piume, e… queen, bello. Almeno una dozzina: da adorabili twink a vere e proprie drag queen, il banchetto si apriva davanti ai suoi occhi rimarcato dai brillantini. Danny sorrise e si diresse al bancone, dove afferrò uno sgabello quando un grosso orso lo lasciò libero.

Uno snello barista ispanico dai capelli scuri si tese verso di lui. “Che cosa prendi, bellezza?”

Danny fece un cenno con il capo. “Grazie, e prendo una birra. Qualunque cosa tu abbia alla spina.” Non aveva intenzione di fermarsi a lungo.

Si voltò e appoggiò la schiena contro il bancone. I ragazzi femme erano in minoranza, ma risaltavano in mezzo ai cowboy come fiori in un vaso di plastica.

Un grosso motociclista pieno di tatuaggi e con una barba di due giorni si sedette accanto a lui al bancone. “Ehi, posso offrirti da bere?”

“Gentile da parte tua, ma sto aspettando una persona.” Danny si tese all’indietro e afferrò la birra che il barista gli aveva servito.

“Che peccato! Se non si fa vedere, mi trovi laggiù.” Indicò un tavolo dove un paio di altri uomini, probabili clienti affezionati dell’Harley, bevevano della birra a canna.

Danny annuì e il tipo tornò al tavolo mettendo in mostra nel tragitto un culo molto muscoloso. Il tempo a disposizione di Danny si era appena ridotto: se non avesse trovato qualcuno in fretta, quel tizio sarebbe tornato.

Si guardò attorno. Una drag queen carina, dai capelli rossi, teneva banco all’angolo, circondata dalle sue sorelle. Sarebbe stato troppo difficile estrarla dal gruppo, e il motociclista si sarebbe accorto che non stava ‘aspettando’ Danny. Chi altri faceva ballare il two-step al suo uccello?

Sorseggiò la birra con calma fino a quando non sentì lo sguardo del motociclista su di sé. Merda. È meglio che vada. Lanciò un’occhiata all’orologio, quindi fece scivolare i soldi sul bancone.

Il barista gli sorrise. “Devi proprio andare, bellezza? Io smonto alle due.”

Danny sorrise a sua volta. “È molto allettante, ma domani inizio a lavorare presto.”

“Cowboy?”

Lui annuì.

Il barista si fece più vicino. “C’è forse la possibilità che io non sia il tuo tipo?”

“Sei bellissimo, amico. Nessun problema.”

“Ma non hai risposto alla mia domanda.”

“Perché l’hai chiesto?”

“Ti ho visto guardare le graziose. È quello che vuoi?” Inclinò la testa. “Perché se aspetti ancora tre minuti, arriva mio cugino, Pedro, e scommetto che illuminerebbe quei tuoi occhi verdi.”

Danny alzò un sopracciglio. “Hai un cuore d’oro.”

“Sì, sono un santo. Ma anche Pedro deve mangiare.”

“Quindi è…?” Agitò una mano.

“Diciamo solo che gli piacciono i regali.”

“Non è un problema, ma dubito di avere abbastanza, ehm, regali, da interessare a Pedro, e devo comunque andare.” Aggiunse un altro paio di dollari alla mancia e scese dallo sgabello.

Si alzò e il motociclista spinse indietro la sedia nello stesso momento in cui il barista agitò una mano: “Ehi, Pedro. Quaggiù.”

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